mercoledì 17 febbraio 2010

Francesco e Rinaldo, spettacolo azzurro al Méditerranée. Ma vince Valverde

Il Giro del Mediterraneo è ormai un classico di inizio stagione, oltre che la prima mini corsa a tappe di prestigio a svolgersi in Europa. Tradizionalmente generoso con gli italiani, che nelle ultime venti edizioni hanno portato a casa ben sette successi, il Tour Méditerranéen viene scelto da molti per il suo percorso misto, per le sue frazioni non lunghissime ma molto intense e, massime, per il clima favorevole che la Francia meridionale sa offrire ai corridori anche in febbraio, e che permette loro di prepararsi al meglio in vista delle prime grandi corse di primavera.

Il grosso problema dell'edizione appena conclusasi risiede principalmente nel fatto che di clima gradevole non c'è stata nemmeno l'ombra. Tutt'altro. Potremmo parlare, viceversa, di clima assolutamente sgradevole. Pioggia, tormenta, temperature impossibili e addirittura neve - che in Provenza non è facilissima da trovare - hanno caratterizzato la 37a edizione della corsa francese, causando non pochi problemi ai partecipanti e agli organizzatori. Ma andiamo con ordine. La corsa quest'anno è partita da Carcassonne, splendida cittadina sudista nel dipartimento dell'Aude, per una breve prima tappa che ha portato il plotone a Sauvian. Solo 123 km, per di più piatti come un biliardo, hanno portato ad una prevedibile volata, dove l'habituè del Mediterraneo Hutarovich ha regolato i superstiti di giornata. Eh si, perchè fin da subito le sorprese non sono mancate. La tappa è stata infatti segnata da un vento terribile, e uno dei tanti ventagli ha fatto si che nel gruppo di testa giungessero solo 16 corridori (tra i quali i big Valverde e Vinokourov), mentre il resto della ciurma veleggiava oltre i due minuti.

La seconda tappa, la Peynier-Trets di 170 km, ha visto un'altra vittoria per la Française de Jeux del d.s. Madiot. Stavolta è toccato al quattro volte campione finlandese Veikkanen andare a segno, precedendo sulla linea gli autoctoni Baquet e Mombaerts. Anche la seconda frazione, in ogni caso, è stata segnata da un clamoroso imprevisto. A 300 metri dall'arrivo, infatti, il treno del team olandese Vacansoleil ha incredibilmente sbagliato strada, inducendo all'errore oltre mezzo gruppo. Errore umano oppure organizzazione imperfetta? Non lo sapremo mai, limitandoci ad annotare sul taccuino le grasse risate che ci siamo fatti.

La Greasque-Six Fours, di appena 113 km, ha sancito il tre su tre per la Française de Jeux ed il 2 su 3 per il velocista bielorusso Hutarovich, che sul traguardo della località balneare provenzale ha preceduto Baquet (ancora lui) e Drujon della Caisse d'Epargne. Tappa abbastanza anonima, per la verità, che ho comunque seguito volentieri poichè a Six Fours, la scorsa estate, ho trascorso una splendida vacanza, avendo tra l'altro la fortuna di mangiare dell'ottima tartare in località Le Brusc.

Ed eccoci alla quarta tappa, anche se sarebbe meglio dire "eccoci arrivati alla non tappa", visto quello che è accaduto nel tragitto da La Londe Les Maures a Bidot. Partire si parte, anche se con un'insolita temperatura attorno agli zero gradi. Sfortunatamente, però, il prefetto decide che al km 114 non è più il caso di andare avanti. Motivo: la strada ghiacciata mette a repentaglio la sicurezza dei corridori. In quel momento, con un vantaggio di 1'15 sul gruppo, sono in fuga El Fàras (Cofidis), Cornu (Skil Shimano) e Thiré (Big Mat). La giuria, non sempre con le idee chiarissime durante questa edizione, combina un casino: in un primo momento pensa di interrompere la tappa e farla riprendere a pochi km dall'arrivo ufficiale. Poi cambia opinione, decidendo di assegnare la stessa ad El Fàras il quale, al momento dell'interruzione, si trovava in testa. Alla fine, nello smarrimento più totale, si opta per annullare del tutto la tappa e di spedire la carovana al caldo negli alloggi di La Ciotat, sede di partenza della quinta ed ultima frazione.

E dalla cittadina provenzale, discreto porto mercantile e ambito centro balneare durante la bella stagione, ci si avvia verso Tolone (chissà perchè le città più grosse, oppure più famose, hanno sempre la traduzione in tutte le lingue), e più precisamente verso il Mont Faron, il promontorio che sovrasta il capoluogo del Var e che tradizionalmente decide il Giro del Mediterraneo. La salita non è lunghissima (5,5 km), ma il dislivello è di 494 metri, il che, facendo due conti, significa pendenza media del 9% circa, con punte che toccano l'11,5%. Rinaldo Nocentini, il leone di Montevarchi - soprannome meritatosi durante la strenua difesa della maglia gialla durante lo scorso Tour de France - è commovente, e lascia intendere intenti battaglieri in vista degli impegni di Marzo e Aprile, avuto riguardo della sua ottima condizione. Attacca una, due, tre, quattro volte. Ma non riesce a staccare Valverde, che lo seguirà fin sul traguardo del monte andando a vincere la generale con un vantaggio di due miseri secondi sul ciclista toscano. Ma le belle notizie per i colori azzurri non si limitano a Rinaldo. Perchè la tappa la va a vincere Francesco, il più forte dei tre fratelli Masciarelli, con una grandiosa azione solitaria che gli permette di tagliare il traguardo in beata solitudine e di riconquistare quel successo che gli mancava dal Giro del Lazio 2008, quando con un'azione suprema si mise alle spalle Pippo Pozzato e Danilo Di Luca.
Sul podio, oltre a Valverde e Nocentini, sale il kazako Iglinskiy. L'Embatido apre con il botto il 2010, anche perchè più avanti ancora non si sa se gli sarà permesso di correre. E' attesa per il prossimo marzo, infatti, la sentenza del tribunale arbitrale dello sport, che si dovrà pronunciare sul ricorso del ciclista iberico contro la sentenza del CONI, che gli impedisce di correre in Italia fino al maggio del 2011 per il suo presunto coinvolgimento nell'Operacion Puerto. A questo proposito, varrebbe la pena ricordare che venerdì scorso gli organizzatori della Vuelta a Murcia (la patria di Valverde) hanno reso noto che alla corsa non saranno invitate squadre Italiane. "Valverde non può correre in Italia, quindi le squadre italiane non sono gradite a Murcia, la città di Alejandro". Bene, molto bene. Tuttavia, non credo che saranno bieche rappresaglie come questa a cancellare l'enorme macchia dell'Operacion Puerto dal candido grembiulino del nuovo ciclismo, pulito e moderno, voluto e decantato da quella volpe di Pat McQuaid.

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