venerdì 12 marzo 2010

Contador, numero annunciato.

Il fatto è che il dominio di Alberto Contador ogni qualvolta si presenti una salita rischia di diventare un problema. Per la concorrenza, ovvio, ma anche per i giornalisti, gli addetti ai lavori e per tutti quelli che ritengono il ciclismo uno sport in cui la bellezza nasce dal brivido dell'imprevisto. Con Alberto non funziona cosi, però. Se la strada sale, lui non capisce più niente, è fatto così, da inizio alla sua sinuosa danza. Bisogna dire, ed è un elemento di ulteriore preoccupazione per i rivali, che ultimamente il madrileno è diventato molto democratico, con le salite. Se in passato l'ispirazione gli veniva al cospetto, chessò, di un Tourmalet, di un Aubisque, di una Croix de Fer, adesso la medesima reazione la scatena un dente in Algarve o una cote formato cavalcavia in Linguadoca. Sempre davanti, sempre all'attacco, sempre a regalare spettacolo. Non vorrei finire la scorta di aggettivi e paragoni a Mende, nel mese di marzo per giunta, visto che la stagione è appena iniziata. Ma per il modo in cui azzanna la strada che sale, per quel suo istinto piromanesco di correre il rischio di ardere sulle braci da lui accese, facendo le debite proporzioni con e nella storia, Alberto Contador è il ciclista "moderno" più simile a Marco Pantani.

La corsa di ieri, ancorché divertente e spettacolare, non è stata che un contorno all'ennesima fucilata di Contador che, a 1700 metri dall'arrivo in cima alla Croix Neuve, detta Monté Jalabert per l'impresa che l'indimenticabile Laurent portò a termine proprio qui nel '95, si è messo in testa a quel che rimaneva del gruppo e lo ha triturato a fuoco lento. Dico a fuoco lento perchè, in definitiva, non si è avuta l'impressione che Alberto da Pinto volesse scattare in modo bruciante come sa fare. Si è avuta, invece, l'impressione di un allungo mediamente deciso, che è bastato ampiamente a mandare gambe all'aria la concorrenza prima, e a rintuzzare l'orgoglioso tentativo di rimonta messo in atto da Valverde con Joaquim Rodriguez prima e con Samuel Sanchez poi. Per qualche centinaio di metri, sembrava che Alberto fosse li, pronto per essere ripreso. Tuttavia, bastava qualche timida sgasata del fenomeno per vincere in scioltezza ed accaparrarsi, come ovvia conseguenza, la maglia gialla, sfilandola dalle spalle di Jens Voigt.

E gli altri? Detto della buona prova di Valverde (secondo a 10"), di Sanchez (terzo con lo stesso tempo) e di Rodriguez (quarto a 18"), vanno sottolineate le ottime prove di Voeckler (quinto a 20") e di un redivivo Cunego (finalmente, sesto a 21"). Bene Kreuziger subito dietro al veronese, un pò meno il campione uscente Luis Leon Sanchez, che chiude nono a 29". Il vecchio e il bambino, Voigt e Sagan, che fino a ieri guidavano la generale, vanno in difficoltà a metà ascesa e nonostante un'orgogliosa resistenza perdono rispettivamente 44" e 58". Inutile dire che, per motivi diversi, i due non escono assolutamente ridimensionati dalla giornata di Mende.

Bisogna sottolineare il fatto che questa Parigi Nizza sembra sempre più un campionato nazionale iberico. La classifica generale dice che il solo Kreuziger (terzo a 25" da Contador) rompe il dominio spagnolo, che per il resto vede quattro uomini nelle prime cinque posizioni. Ora secondo è Valverde a 24", con un Sanchez (Luis Leon) quarto a 28" e l'altro (Samuel) quinto a 29". I distacchi sono risibili e anche vista la relativa difficoltà del tracciato di questa edizione, non sarà facile per il sublime Alberto da Pinto controllare la corsa fino a Nizza. Detto questo, il numero di ieri conferma per l'ennesima volta che quando la strada sale non ce n'è per nessuno. Fortuna per gli altri che quest'anno, alla Course au Soleil, sale poco. Ma al Tour, con il centesimo anniversario della prima scalata ai Pirenei che incombe, saranno dolori.

Oggi tappa presumibilmente quieta verso Aix-en-Provence, mentre domani, pedalando verso Tourettes sur Loup, si deciderà la Paris-Nice 2010. Chi avrà il coraggio di infastidire Alberto?

giovedì 11 marzo 2010

Sagan, profumo di campione.

Ci avevamo preso, eccome. Peter Sagan, probabilmente, diventerà un campione. Partiamo dalla fine, dunque, per celebrare il primo successo di gran prestigio da professionista per questo slovacco. Giovanissimo (vent'anni compiuti nemmeno due mesi fa), ed ex campione juniores di ciclocross, Peter ha dominato la volata ristretta sul traguardo di Aurillac precedendo Joaquim Rodriguez e Nicolas Roche. Ieri dicevamo: ragazzi, questo va forte a crono e in volata si fa rispettare, se anche domani va bene bisogna iniziare a tenerlo seriamente sotto osservazione. Osserviamolo dunque, anche se di dubbi sul suo futuro tendiamo ad averne pochini.

Tappa animata, in ogni caso, e ce lo aspettavamo. La neve, che quest'anno presenzia copiosa ogni qual volta ci si sposti verso sud, suggerisce agli organizzatori di eliminare i primi due gpm di giornata, così la prima asperità diventa la cotes des Cars al km 31, dove Mangel va a prendersi quei punti che servono a rafforzare la propria maglia a pallini. Poi, nei pressi della Croix de Teulet, si sviluppa la fuga che caratterizzerà l'intera giornata. Ad animarla Yann Huguet della Skils-Shimano, Yurgen Roelandts della Omega Pharma e Nicolas Maes della Quick Step, che passano in quest'ordine sulla Cote del Grand Renaudie al km 70.

La tappa da quel momento in poi prosegue senza particolari scossoni, ed il plotone concede quasi 5 minuti ai fuggitivi, fino a quando la Caisse d'Epargne prende in mano la situazione e sulla salita di Sexcles dimezza lo svantaggio. Davanti, ai -15 molla Maes, mentre Roelandts e Huguet tengono duro fino a 5 km dal traguardo. Poco dopo inizia la decisiva ed attesa Cote de Sainte Fortunade, dove i big prendono in mano la situazione. Il primo ad accendere la bagarre è Toni Martin, ma è Nicolas Roche a partire deciso frantumando il gruppo di testa. Quando Joachim Rodriguez decide di rispondergli, è Contador in persona ad uscire allo scoperto ed a rientrare sui primi rimorchiando anche Sagan ed un ottimo Jens Voigt. Proprio al veterano tedesco Contador chiede collaborazione per distanziare ulteriormente gli attardati Valverde e Leon Sanchez ottenendo però risposta negativa. Jens, scuotendo il testone, fa capire di non poter concorrere a distanziare eccessivamente il proprio presunto capitano Frank Schleck, che già dal prologo si porta appresso una brutta faccia.

Poco importa, però, visto che in ogni caso sarà questo sestetto a giocarsi la gara. In realtà, la vittoria se la giocano solo Sagan (che domina la volata), Rodriguez e Roche, visto che ai 200 metri Toni Martin e Contador si toccano perdendo contatto e possibilità di partecipare al successo, mentre Voigt, anche in virtù dell'ottimo prologo disputato, indossa la maglia di leader. Dietro, a 6", il grosso del gruppo viene regolato da Lorenzetto, che sembra essere in gran forma ma in questa fase fa la parte di quello a cui manca una lira per fare un milione. Tra gli sconfitti, invece, maluccio l'ex maglia gialla Lars Boom (79° a 27"), male un sofferente Cunego (83° a 47"), malissimo un irriconoscibile Vandevelde (addirittura 143° a 2'26").

Celebriamo dunque il piccolo grande Peter - che ora è secondo nella generale ad appena 6" da Voigt - nell'attesa di vedere se anche domani a Mende, su una salita severissima come La Croix Neuve, saprà difendersi o addirittura inventarsi qualcosa. In casi come questo la curiosità non ha limiti, e Sagan, continuando a combinarle grosse, ne attira su di se parecchia.

mercoledì 10 marzo 2010

William, c'est tre Bonnet!

Piazzare l'arrivo in leggera salita di Sain Junien 500 metri dopo uno spartitraffico non è esattamente un'idea brillante. Soprattutto ad inizio stagione, quando la foga e la voglia di rischiare tutto sono ai massimi livelli. Infatti puntualmente succede un casino. La Quick-Step, lanciata pancia a terra per preparare un'eventuale volata di Pineau, si vede piombare tra i piedi Grega Bole, secondo ieri, intento a preparare la volata di Mirco Lorenzetto. Purtroppo, il suo tentativo di interporsi tra i Quick-Step e Peter Sagat fallisce, e Bole ruzzola a terra trascinando Jimmy Casper, quest'ultimo protagonista di un volo niente male.

Per il resto la tappa si risolve in una volata di gruppo al termine di una giornata tranquilla, se rapportata al caos di ieri. Giornata tranquilla che nondimeno ci lascia tre dati importanti:

1- Vince William Bonnet, e per i francesi ormai abituati alle costanti vacche magre è una consolazione non da poco. Se il ventisettenne della Bouygues Telecom riuscirà a dare continuità alle buone sensazioni viste in questo scorso di stagione, forse al Tour i transalpini potrebbero sperare in qualcosa che sia più delle estemporanee azioni da 14 luglio di Voeckler, Moncoutié e simili avventurieri.

2- Secondo si piazza Peter Sagat, già terzo al prologo di domenica. Se in questo caso verrà data continuità alle sensazioni, il ragazzo può fare disastri negli anni a venire. Per ora abbiamo appurato che nelle crono brevi è molto forte e che in volata se la cava mica male. Vedremo come si comporterà domani in una tappa mossa con profilo da classica delle Ardenne, ma in molti siamo pronti a giocarci la casa sul suo futuro.

3- Terzo è Luis Leon Sanchez, il ciclista che d'inverno mette il turbo. Va bene che si è trovato davanti come conseguenza dell'allungo che aveva tentato ai -2, ma riuscire a finire sul podio in una tappa da velocisti non è un brutto dato per un corridore come lui. Domani lo aspetto ad Aurillac.

La quarta frazione della Paris-Nice, come detto, è la Saint Junien-Aurillac di 208 km. Tappa mossa, con la cote de Renaudie - cima a 3 km dal traguardo - che probabilmente sarà decisiva ed ha la fisionomia adatta a scatenare la libido dei big.

martedì 9 marzo 2010

Ventagli e spaventi verso Contres. Poi Henderson.

Brevi note da Contres, Loire-et-Cher, sede d'arrivo della prima tappa della Parigi-Nizza.

Compiacimento tra i corridori, specie tra quelli che già hanno deciso di prendere parte al Tour de France prossimo venturo. Si, perchè la Course au Soleil è il miglior modo per prepararsi a due tra gli imprevisti che caratterizzano La Grand Boucle specie nella prima settimana: i ventagli e le cadute. Damiano Cunego, alla seconda rovinosa caduta di questo nefasto inizio di stagione, capitombola ad una quarantina di km dal traguardo. Niente di grave ma un bello spavento ed un'altra scocciatura di cui avrebbe fatto volentieri a meno: "per fortuna non ho toccato la stessa parte infortunata alla Vuelta del Sol", ha detto il veronese, "ma è stata una giornata molto pericolosa e non c'era una posizione ingruppo più sicura di un'altra, si cadeva in testa, in mezzo ed in coda".

I continui ventagli spezzano il gruppo in più tronconi, e la Caisse d'Epargne di Valverde e Luis Leon Sanchez, rimasta con molti effettivi nel gruppo di testa, ne approfitta scatenando un gran forcing che lascia alcuni tra i favoriti, tra i quali Contador, a più di 25 secondi di distanza. In proposito, da registrare un fantastico numero della maglia gialla Lars Boom, che, rimasto indietro causa ventaglio, rientra da solo sui primi con una progressione straordinaria.

Il resto è nei pressi dell'arrivo. Ai -3 Hassler sbanda e tocca la ruota anteriore di Contador che vola. Paura e delirio, ma niente danni seri. Oggi dovrebbe ripartire. Infine, nella ristretta volata per la vittoria nell'abitato di Contres, la spunta il neozelandese del Team Sky Greg Henderson (già vittorioso quest'anno in volata al Down Under) sul quasi omonimo sloveno Grega Bolts della Lampre.

Oggi terza tappa da Contres a Limoges, anch'essa disegnata per velocisti.

lunedì 8 marzo 2010

Parigi-Nizza, avvio con il Boom!

Dunque si inizia a fare sul serio. La prima settimana di Marzo, con i primi sintomi di primavera, porta tradizionalmente in dote le prime due importanti corse a tappe della stagione europea: la Tirreno-Adriatico e la Parigi-Nizza. Premettendo che da mercoledì osserverò con attenzione la corsa dei due mari - che quest'anno, con dolore, è dedicata al grande Franco Ballerini - mi focalizzerò soprattutto sulla gara francese, che anche in questa edizione è affollata da partecipanti di primissimo livello.

Come al solito le tappe saranno sette più un prologo, per un totale di 1288 km e la conclusione è prevista domenica 14 Marzo a Nizza. Intanto qualche ora fa si è concluso il prologo, 8 km attorno al centro abitato di Monfort l'Amaury, pittoresca cittadina situata nei pressi di Versailles. Un prologo nervoso, di quelli che spezzano il ritmo ed esaltano corridori esplosivi, con una salitella dopo 3 km che ha tagliato gambe e fiato a molti protagonisti annunciati. Un prologo che sembrava fatto apposta per giovani ex crossisti di grandi speranze. Al traguardo, infatti, il tempo migliore l'ha fatto segnare Lars Boom, olandese della Rabobank, che ha coperto il tracciato in 10'56", anticipando di appena 3" il veterano Jens Voigt (Team Saxo Bank), che nonostante i 38 anni suonati dimostra di essere sempre temibile in prove di questo tipo. Terzi a parimerito sono giunti Levi Leipheimer ed Alberto Contador, favoritissimo della vigilia, staccati di 6". A completare la top 5, a 10" da Bloom, il sorprendente slovacco Peter Sagan, che con i suoi vent'anni è il più giovane della carovana e di cui, ne siamo sicuri, sentiremo parlare nel prossimo futuro.

Tra i nomi attesi alla vigilia, bene il campione uscente Luis Leon Sanchez (ottavo a 12") e Kreuziger (nono a 13"), discreto Samuel Sanchez (decimo a 15"), mentre ci si aspettava decisamente di più da Valverde (trentunesimo a 29") e da Frank Schleck (ottantacinquesimo a 48"). Primo degli italiani Mauro Finetto (quarantesimo a 33"), mentre Damiano Cunego, alla ricerca della miglior condizione, è andato relativamente a spasso giungendo centoventicinquesimo a un minuto da Bloom.

Oggi e domani la "Course au soleil" prosegue con due tappe dedicate ai velocisti, mentre qualche scossone alla generale potrebbe arrivare mercoledi, quando si correrà la movimentata Saint Junien-Aurillac.

sabato 27 febbraio 2010

Algarve, è già super Contador

Dal 26 luglio dello scorso anno sembra passato solo qualche giorno. Invece sono passati più di sette mesi, più di mezza stagione, quasi una vita, ciclisticamente parlando. Tutto è mutato: dopo anni di vacche grasse italiane, un australiano di nome Cadel indossa la maglia iridata di campione del mondo; il nostro commissario tecnico, il mitico Ballero, ci ha salutati seguendo la strada segnata dal destino canaglia; Lance Armstrong, per continuare l'incredibile sogno di vincere l'ottavo Tour de France a 38 anni suonati, ha fondato una squadra tutta sua, saccheggiando tecnici e gregari di Alberto Contador all'Astana. Contador, per l'appunto. L'unica cosa che non è cambiata è il suo dominio, che già aleggia come una terribile ombra sul capo degli sventurati rivali anche per questa stagione.

Sembra poco, dicevamo, eppure è passato del tempo, tanto tempo, da quando Alberto da Pinto, sobborgo di Madrid, è salito per la seconda volta in carriera sul gradino più alto del podio al Tour. Perchè non appena rimessosi in sella, ancorchè in una corsa non di primissimo piano, Contador ha preteso che venisse da subito applicata la sua durissima legge, e gli avversari diretti che hanno avuto il privilegio di vederlo da vicino in Algarve hanno dovuto pagare sanzioni molto salate. Se il buongiorno si vede dal mattino (cioè da Febbraio, che è un pò il mattino della stagione ciclistica), per la concorrenza saranno dolori.

I corridori, anche qualcuno di importante, vengono volentieri alla Volta ao Algarve perchè, nonostante sia pieno inverno, la temperatura mite del Portogallo meridionale consente di proseguire senza traumi la preparazione ed al contempo di disputare una corsa tutto sommato competitiva. Ma quest'anno il clima sembra avere un conto in sospeso con la carovana, e come già accaduto al Mediterraneo la settimana scorsa, vento e pioggia hanno contrassegnato una delle edizioni più fredde nella storia della kermesse lusitana. Com'è ovvio, detti contrattempi non hanno turbato minimamente Alberto da Pinto, che chiamato così sembra un pittore cinquecentesco, ma anzi ne hanno rafforzato la convinzione.

Il sospetto che il fenomeno madrileno fosse già in una condizione spaventosa era venuto durante la prima tappa, la Faro-Albufeira, quando Alberto, a meno di 3 km da un traguardo per velocisti, ha piazzato uno scatto micidiale su un "dente" di un centinaio di metri. Poco più di un cavalcavia era dunque bastato per frantumare il gruppo e tagliare fuori quasi tutti i velocisti puri dalla speranza di vincere la tappa. Ma quello che davvero ha impressionato è stata l'azione inscenata dal due volte vincitore del Tour de France sull'unico arrivo in salita della Volta ao Algarve. L'Alto do Malhao è poco più di uno strappo (2,8 km al 7,2 di pendenza media con punte all'11%), ma è bastato (e avanzato) per mandare gambe all'aria una concorrenza che inizia ad essere già parecchio preoccupata. In meno di 2km di azione solitaria, Alberto ha inflitto 14" al pur bravo portoghese Tiago Machado (uno che, se non si perderà, ha davanti a se un brillante futuro nelle corse a tappe), 22" a Leipheimer, 31" a Samuel Sanchez e 33" ad Andreas Kloden. Un massacro. Interessante notare come il secondo ed il terzo classificato (Machado e Leipheimer) appartengano al neonato team di Lance Armstrong Radio Shack, un sodalizio che tutto vorrebbe tranne che prendere sonore bastonate da Contador per l'anno intero, ma tant'è. Inoltre, cosa non trascurabile, la "nuova" Astana di Beppe Martinelli ha dimostrato di essere già in palla e Alberto Contador sembra essere molto soddisfatto del lavoro di compagni che - quest'anno si - sono completamente votati alla sua causa.

Varrebbe la pena infine ricordare che Contador ha vinto la classifica generale della Volta ao Algarve 2010, "difendendosi" nella cronometro finale (da Lagoa a Portimao per 17,2 km) che ha concluso al secondo posto staccato di 13" da Luis Leon Sanchez, uno che d'inverno va fortissimo, e nella classifica generale ha preceduto lo stesso Leon Sanchez di 30" ed il bravissimo padrone di casa Machado di 32". Poi certo, è inizio stagione e per i grossi calibri queste gare rappresentano un'appendice della preparazione invernale, ma se fossi nei panni di chi dovrà contrastare con ogni mezzo Contador la prossima estate beh, non dormirei sonni propriamente tranquilli.

mercoledì 17 febbraio 2010

Francesco e Rinaldo, spettacolo azzurro al Méditerranée. Ma vince Valverde

Il Giro del Mediterraneo è ormai un classico di inizio stagione, oltre che la prima mini corsa a tappe di prestigio a svolgersi in Europa. Tradizionalmente generoso con gli italiani, che nelle ultime venti edizioni hanno portato a casa ben sette successi, il Tour Méditerranéen viene scelto da molti per il suo percorso misto, per le sue frazioni non lunghissime ma molto intense e, massime, per il clima favorevole che la Francia meridionale sa offrire ai corridori anche in febbraio, e che permette loro di prepararsi al meglio in vista delle prime grandi corse di primavera.

Il grosso problema dell'edizione appena conclusasi risiede principalmente nel fatto che di clima gradevole non c'è stata nemmeno l'ombra. Tutt'altro. Potremmo parlare, viceversa, di clima assolutamente sgradevole. Pioggia, tormenta, temperature impossibili e addirittura neve - che in Provenza non è facilissima da trovare - hanno caratterizzato la 37a edizione della corsa francese, causando non pochi problemi ai partecipanti e agli organizzatori. Ma andiamo con ordine. La corsa quest'anno è partita da Carcassonne, splendida cittadina sudista nel dipartimento dell'Aude, per una breve prima tappa che ha portato il plotone a Sauvian. Solo 123 km, per di più piatti come un biliardo, hanno portato ad una prevedibile volata, dove l'habituè del Mediterraneo Hutarovich ha regolato i superstiti di giornata. Eh si, perchè fin da subito le sorprese non sono mancate. La tappa è stata infatti segnata da un vento terribile, e uno dei tanti ventagli ha fatto si che nel gruppo di testa giungessero solo 16 corridori (tra i quali i big Valverde e Vinokourov), mentre il resto della ciurma veleggiava oltre i due minuti.

La seconda tappa, la Peynier-Trets di 170 km, ha visto un'altra vittoria per la Française de Jeux del d.s. Madiot. Stavolta è toccato al quattro volte campione finlandese Veikkanen andare a segno, precedendo sulla linea gli autoctoni Baquet e Mombaerts. Anche la seconda frazione, in ogni caso, è stata segnata da un clamoroso imprevisto. A 300 metri dall'arrivo, infatti, il treno del team olandese Vacansoleil ha incredibilmente sbagliato strada, inducendo all'errore oltre mezzo gruppo. Errore umano oppure organizzazione imperfetta? Non lo sapremo mai, limitandoci ad annotare sul taccuino le grasse risate che ci siamo fatti.

La Greasque-Six Fours, di appena 113 km, ha sancito il tre su tre per la Française de Jeux ed il 2 su 3 per il velocista bielorusso Hutarovich, che sul traguardo della località balneare provenzale ha preceduto Baquet (ancora lui) e Drujon della Caisse d'Epargne. Tappa abbastanza anonima, per la verità, che ho comunque seguito volentieri poichè a Six Fours, la scorsa estate, ho trascorso una splendida vacanza, avendo tra l'altro la fortuna di mangiare dell'ottima tartare in località Le Brusc.

Ed eccoci alla quarta tappa, anche se sarebbe meglio dire "eccoci arrivati alla non tappa", visto quello che è accaduto nel tragitto da La Londe Les Maures a Bidot. Partire si parte, anche se con un'insolita temperatura attorno agli zero gradi. Sfortunatamente, però, il prefetto decide che al km 114 non è più il caso di andare avanti. Motivo: la strada ghiacciata mette a repentaglio la sicurezza dei corridori. In quel momento, con un vantaggio di 1'15 sul gruppo, sono in fuga El Fàras (Cofidis), Cornu (Skil Shimano) e Thiré (Big Mat). La giuria, non sempre con le idee chiarissime durante questa edizione, combina un casino: in un primo momento pensa di interrompere la tappa e farla riprendere a pochi km dall'arrivo ufficiale. Poi cambia opinione, decidendo di assegnare la stessa ad El Fàras il quale, al momento dell'interruzione, si trovava in testa. Alla fine, nello smarrimento più totale, si opta per annullare del tutto la tappa e di spedire la carovana al caldo negli alloggi di La Ciotat, sede di partenza della quinta ed ultima frazione.

E dalla cittadina provenzale, discreto porto mercantile e ambito centro balneare durante la bella stagione, ci si avvia verso Tolone (chissà perchè le città più grosse, oppure più famose, hanno sempre la traduzione in tutte le lingue), e più precisamente verso il Mont Faron, il promontorio che sovrasta il capoluogo del Var e che tradizionalmente decide il Giro del Mediterraneo. La salita non è lunghissima (5,5 km), ma il dislivello è di 494 metri, il che, facendo due conti, significa pendenza media del 9% circa, con punte che toccano l'11,5%. Rinaldo Nocentini, il leone di Montevarchi - soprannome meritatosi durante la strenua difesa della maglia gialla durante lo scorso Tour de France - è commovente, e lascia intendere intenti battaglieri in vista degli impegni di Marzo e Aprile, avuto riguardo della sua ottima condizione. Attacca una, due, tre, quattro volte. Ma non riesce a staccare Valverde, che lo seguirà fin sul traguardo del monte andando a vincere la generale con un vantaggio di due miseri secondi sul ciclista toscano. Ma le belle notizie per i colori azzurri non si limitano a Rinaldo. Perchè la tappa la va a vincere Francesco, il più forte dei tre fratelli Masciarelli, con una grandiosa azione solitaria che gli permette di tagliare il traguardo in beata solitudine e di riconquistare quel successo che gli mancava dal Giro del Lazio 2008, quando con un'azione suprema si mise alle spalle Pippo Pozzato e Danilo Di Luca.
Sul podio, oltre a Valverde e Nocentini, sale il kazako Iglinskiy. L'Embatido apre con il botto il 2010, anche perchè più avanti ancora non si sa se gli sarà permesso di correre. E' attesa per il prossimo marzo, infatti, la sentenza del tribunale arbitrale dello sport, che si dovrà pronunciare sul ricorso del ciclista iberico contro la sentenza del CONI, che gli impedisce di correre in Italia fino al maggio del 2011 per il suo presunto coinvolgimento nell'Operacion Puerto. A questo proposito, varrebbe la pena ricordare che venerdì scorso gli organizzatori della Vuelta a Murcia (la patria di Valverde) hanno reso noto che alla corsa non saranno invitate squadre Italiane. "Valverde non può correre in Italia, quindi le squadre italiane non sono gradite a Murcia, la città di Alejandro". Bene, molto bene. Tuttavia, non credo che saranno bieche rappresaglie come questa a cancellare l'enorme macchia dell'Operacion Puerto dal candido grembiulino del nuovo ciclismo, pulito e moderno, voluto e decantato da quella volpe di Pat McQuaid.