venerdì 12 marzo 2010

Contador, numero annunciato.

Il fatto è che il dominio di Alberto Contador ogni qualvolta si presenti una salita rischia di diventare un problema. Per la concorrenza, ovvio, ma anche per i giornalisti, gli addetti ai lavori e per tutti quelli che ritengono il ciclismo uno sport in cui la bellezza nasce dal brivido dell'imprevisto. Con Alberto non funziona cosi, però. Se la strada sale, lui non capisce più niente, è fatto così, da inizio alla sua sinuosa danza. Bisogna dire, ed è un elemento di ulteriore preoccupazione per i rivali, che ultimamente il madrileno è diventato molto democratico, con le salite. Se in passato l'ispirazione gli veniva al cospetto, chessò, di un Tourmalet, di un Aubisque, di una Croix de Fer, adesso la medesima reazione la scatena un dente in Algarve o una cote formato cavalcavia in Linguadoca. Sempre davanti, sempre all'attacco, sempre a regalare spettacolo. Non vorrei finire la scorta di aggettivi e paragoni a Mende, nel mese di marzo per giunta, visto che la stagione è appena iniziata. Ma per il modo in cui azzanna la strada che sale, per quel suo istinto piromanesco di correre il rischio di ardere sulle braci da lui accese, facendo le debite proporzioni con e nella storia, Alberto Contador è il ciclista "moderno" più simile a Marco Pantani.

La corsa di ieri, ancorché divertente e spettacolare, non è stata che un contorno all'ennesima fucilata di Contador che, a 1700 metri dall'arrivo in cima alla Croix Neuve, detta Monté Jalabert per l'impresa che l'indimenticabile Laurent portò a termine proprio qui nel '95, si è messo in testa a quel che rimaneva del gruppo e lo ha triturato a fuoco lento. Dico a fuoco lento perchè, in definitiva, non si è avuta l'impressione che Alberto da Pinto volesse scattare in modo bruciante come sa fare. Si è avuta, invece, l'impressione di un allungo mediamente deciso, che è bastato ampiamente a mandare gambe all'aria la concorrenza prima, e a rintuzzare l'orgoglioso tentativo di rimonta messo in atto da Valverde con Joaquim Rodriguez prima e con Samuel Sanchez poi. Per qualche centinaio di metri, sembrava che Alberto fosse li, pronto per essere ripreso. Tuttavia, bastava qualche timida sgasata del fenomeno per vincere in scioltezza ed accaparrarsi, come ovvia conseguenza, la maglia gialla, sfilandola dalle spalle di Jens Voigt.

E gli altri? Detto della buona prova di Valverde (secondo a 10"), di Sanchez (terzo con lo stesso tempo) e di Rodriguez (quarto a 18"), vanno sottolineate le ottime prove di Voeckler (quinto a 20") e di un redivivo Cunego (finalmente, sesto a 21"). Bene Kreuziger subito dietro al veronese, un pò meno il campione uscente Luis Leon Sanchez, che chiude nono a 29". Il vecchio e il bambino, Voigt e Sagan, che fino a ieri guidavano la generale, vanno in difficoltà a metà ascesa e nonostante un'orgogliosa resistenza perdono rispettivamente 44" e 58". Inutile dire che, per motivi diversi, i due non escono assolutamente ridimensionati dalla giornata di Mende.

Bisogna sottolineare il fatto che questa Parigi Nizza sembra sempre più un campionato nazionale iberico. La classifica generale dice che il solo Kreuziger (terzo a 25" da Contador) rompe il dominio spagnolo, che per il resto vede quattro uomini nelle prime cinque posizioni. Ora secondo è Valverde a 24", con un Sanchez (Luis Leon) quarto a 28" e l'altro (Samuel) quinto a 29". I distacchi sono risibili e anche vista la relativa difficoltà del tracciato di questa edizione, non sarà facile per il sublime Alberto da Pinto controllare la corsa fino a Nizza. Detto questo, il numero di ieri conferma per l'ennesima volta che quando la strada sale non ce n'è per nessuno. Fortuna per gli altri che quest'anno, alla Course au Soleil, sale poco. Ma al Tour, con il centesimo anniversario della prima scalata ai Pirenei che incombe, saranno dolori.

Oggi tappa presumibilmente quieta verso Aix-en-Provence, mentre domani, pedalando verso Tourettes sur Loup, si deciderà la Paris-Nice 2010. Chi avrà il coraggio di infastidire Alberto?

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